A.A. 2017/2018

 

LA CULTURA UMANISTICA E LE PROFESSIONI DEL FUTURO
Cagliari, Facoltà di Studi Umanistici, h. 16,00, Aula Capitini, Via Is Mirrionis 1

 

“La capacità di ragionare adeguatamente […] potrebbe essere una delle chiavi per preparare i ragazzi di oggi alle professioni di domani”. Così afferma Antonella Bonavoglia, nel suo articolo Per le professioni del futuro bisogna studiare filosofia pubblicato su Il Sole 24 Ore del 22 aprile 2017 in cui argomenta che la filosofia contribuisce a stimolare l’immaginazione e la capacità di risolvere problemi, ad essere aperti e a non temere la complessità. L’idea è che mentre le conoscenze ‘dichiarative’ (‘sapere che/know what’ che può essere immagazzinato in un database) saranno sempre più interrogabili con i motori di ricerca automatici, le competenze più trasversali (‘sapere come/know how’), più indirette, saranno quelle che più specificamente definiranno il “valore” dell’intelligenza umana. E ne avremo bisogno, perché molte professioni attuali spariranno in futuro, sostituite dalla tecnologia e dalla robotica, ma ci saranno nuove domande ed esigenze alle quali Google non saprà rispondere. Per tutto questo la cultura umanistica e la filosofia in particolare sono importanti: fanno crescere le persone con le capacità di mettere insieme più competenze e saperi, aiutano a trovare la metafora giusta per leggere una nuova porzione del reale, a identificare la strategie migliori per risolvere un problema, a gestire l’incertezza.

Nei nostri corsi di laurea (Filosofia, Scienze della comunicazione e Filosofia e teorie della comunicazione) da anni ascoltiamo con attenzione non formale commenti e suggerimenti da parte dei rappresentanti del mondo del lavoro, e più volte è emersa proprio la necessità di formare persone “colte”, capaci di adattarsi alla rapida obsolescenza dei saperi, di maneggiare e sintetizzare dati e informazioni, di tradurre testi da un ambiente mediale a un altro, di creare contenuti utilizzando tutti i linguaggi, dalla scrittura all’audio-video, sia per i privati che per la pubblica amministrazione. Non ce l’hanno detto (solo) i rappresentanti del mondo della scuola e delle istituzioni pubbliche; il messaggio è arrivato soprattutto da imprenditori, giornalisti, professionisti nei settori dell’ITC.

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